«Sapere che una multa di 78 euro lievita fino a 1.850 euro non mi mette in condizione di riconoscere Equitalia, una rata Inps di 750 euro che sale fino a 1.900 euro è tragico». Franca Pascazio, 58 anni, storica e combattiva commerciante, aveva un minimarket al rione Poggiofranco, a Bari. Ad un certo punto ha dovuto vendere l’esercizio commerciale per mancanza di un ricambio generazionale. «Non è stato certo perché il negozio non fosse abbastanza appetibile per quel che riguarda la tassabilità – tiene a dire con orgoglio – i figli non volevano saperne di fare i nostri stessi sacrifici».
Il minimarket della signora Pascazio aveva 50 anni di vita: un negozio storico, a Poggiofranco. «Una zona molto bene accorsata» dice la signora, che oggi presiede l’associa – zione italiana dettaglianti alimentazione e che si occupa ancora di alimentazione nel campo della celiachia. Equitalia ormai è il terrore soprattutto per commercianti, artigiani, ma anche professionisti. Molti vorrebbero addirittura abolirla.
Certo è che ascoltando le storie di chi è rimasto impigliato nei pagamenti delle tasse, c’è da rimanere esterrefatti. Certo, le tasse dovrebbero pagarle tutti, in base al reddito. Ma c’è anche chi, oggi, non riesce a pagare per effetto di una crisi che morde. Se non paghi giunge la prima nota dell’agenzia delle entrate. Avvisano che se saldi il debito entro un mese di tempo, te la cavi con una mora di appena il 10% in più rispetto al dovuto. Se non paghi entro 30 giorni, la tua posizione viene ceduta all’abbraccio mortale di Equitalia. Ogni giorno in più che passa senza il pagamento, Equitalia applica un interesse. Un modesto commerciante deve affrontare dei costi, oltre la crisi. Il fitto del locale, che in provincia di Bari non è inferiore a 500 euro in media, ma in città le cifre sono di gran lunga più elevate. Poi bisogna pagare il consumo di energia elettrica, la bolletta del telefono, la Tarsu, il costo per il commercialista di fiducia, uno o più dipendenti cui bisogna pagare uno stipendio e le relative contribuzioni. Ma il titolare di un esercizio ha anche una famiglia.
Per farla breve, ad un modesto commerciante servono non meno di 5 o 6mila euro al mese. Il problema è che la somma da restituire è di gran lunga inferiore alla cifra da versare per interessi di vario genere. Va a finire che Equitalia rischia di divenire un’entità autoreferenziale che serve a mantenere una casta di privilegiati al suo vertice.
Ancora Pascazio: «Per una causa dinanzi al Giudice di pace, devi pagare inizialmente 550 euro. Passata nelle mani di Equitalia, è aumentata di 380 euro. Il commerciante, non appena dimentica di pagare o magari prende una scivolata sul piano finanziario, deve mettersi dieci fazzoletti sulla fronte», dice la signora. È costretto a rateizzare i pagamenti ed Equitalia rateizza tutto; non puoi scegliere cosa rateizzare. «Quando ho scoperto che il Comune di Bari ha tolto ad Equitalia il mandato per la riscossione della Tarsu, io ho esultato. Non credevo ai miei occhi, mi creda». Poi aggiunge: «Se lei mangia in un ristorante può pagare anche caro, ma se ha mangiato bene e paga caro non si sente di fottere, per dirla alla barese. È quando mangia male e paga caro che ti indigni».
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