In America li chiamano “Young Old”. E’ l’età in cui una volta si iniziava a pensare alla pensione. Adesso invece ci si lancia in nuovi progetti, si cambia vita, si trova il coraggio per provare cose nuove. Quasi come degli adolescenti, ma ‘esperti’
Si annuncia con un stato d’ansia permanente. Un ticchettio che non dà scampo, e rende urgente un break: cambiare scenario, dare uno strappo alla routine. Prendersi tempo per ripensare il futuro. Dagli Stati Uniti all’Italia, dal Giappone all’Australia, avanza una rivoluzione senza nome per difetto di definizione: quella dei cinquant’anni. Che non segna più i nuovi quaranta, non è ancora terza età: marca giusto la metà della vita. E spalanca una stagione di imprevedibile rinnovamento.
“Young old”, li chiamano gli anglosassoni: giovani-vecchi, i più teneri tra gli anziani, adulti ma senza i capelli bianchi. Generazione “encore stage”, che non ci sta a scendere dal palcoscenico, a immaginarsi in pensione nel giro di pochi anni. E che reinterpreta la crisi di mezza età in una versione più matura: non come fretta di acciuffare l’ultimo treno prima che sia troppo tardi, sfuggendo alla quotidianità verso lidi esotici o amori transgenerazionali, ma come scelta di un diverso itinerario. L’ultima chiamata sì, ma per un nuovo progetto: sentimentale, professionale, di vita. Una rivoluzione rigenerativa. Che scombussola, ma non sconquassa. Che travolge di colpo ritmi e abitudini, e dimostra che non è tardi per abbracciarne di nuovi.
“The big shift” l’ha battezzata, in un volume che sta passando di mano in mano in mezzo mondo, Marc Freedman, fondatore di Civic Ventures e ormai considerato uno dei più influenti geni del settore no-profit. Il grande salto in una dimensione inedita, spesso più appagante di quella precedente, che ha per protagonisti i nuovi cinquantenni. Inclini al cambiamento per una serie di ragioni, longevità in testa: con un’aspettativa di vita così alta, nessuno è disposto a immaginarsi per altri 30 anni in una situazione di pensionamento-isolamento. C’è la qualità della vita che tra sport, cosmetica e chirurgia, consegna una generazione più in forma, più carica di energia, di quelle precedenti. Incidono gli stili di vita, con comportamenti e relazioni che hanno rotto le barriere anagrafiche e diluito le esperienze in età della vita impensabili prima.
Pesa la crisi economica, e la diffusa aria di precarietà nel mondo del lavoro: con la possibilità di perdere il proprio impiego, di ritrovarsi dall’oggi al domani dentro un piano aziendale di ridimensionamento, meglio anticipare le mosse. E tenere a portata di mano un piano alternativo.
Risultato? Evoluzioni, trasformazioni. E mentre le politiche sul lavoro dibattono su come spostare in avanti l’età pensionabile o, viceversa, come garantire pensioni per tanti anni di inattività; mentre le società fanno i conti con una demografia tutta sbilanciata verso l’invecchiamento , l’ondata di rinnovamento comincia dalle persone.
Una chiamata collettiva ad agire, anziché attendere che il tempo passi, come quella che ha coinvolto Gary Maxworthy, emblema del libro di Freedman: dopo alcuni decenni a fare affari nel settore del food, decide di lasciarsi alle spalle la vita precedente per occuparsi di emergenza alimentare tra i poveri degli Stati Uniti. O come Arianna Huffington, che a 55 anni ha un’intuizione (The Huffington Post) che cambia irrimediabilmente il senso dei blog sulla Rete. Donne come Gianna Nannini, che fieramente riscoprono un richiamo alla maternità che forza i limiti dell’accettabilità sociale. E una schiera di personaggi della moda o dello spettacolo, che da una premessa indubbiamente privilegiata incarnano la voglia di cambiamento e lo rendono fenomeno visibile a tutti: da Jodie Foster e Laura Morante, che da attrici saltano la barricata per riscoprirsi registe, a Julienne Moore, che dal cinema si appassiona a sofisticate, e lussuose, campagne fotografiche.
Cinquantenni che risplendono di bellezza come Inès de la Fressange, ex top model che si è reinventata stilista e che dello stile detta le regole in libri come “La parigina. Guida allo chic” (L’Ippocampo); a John McEnroe, che dai campi da tennis è passato agli studi televisivi. Donne finalmente riconciliate con gli anni che avanzano e con Hollywood, che un tempo le esiliava, oggi ne esalta il fascino intatto: da Demi Moore a Diane Lane, daMeg Ryan a Sharon Stone, da Kim Basinger a Daryl Hannah.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/a-50-anni-si-e-giovani-o-vecchi%3Cbr-%3E/2157055