La sigaretta elettronica è da tempo protagonista nelle pagine della cronaca e di costume di perplessità sulla sua sicurezza ed efficacia. In questi giorni le testate di mezza Italia dedicano ampio spazio a questo prodotto presentandolo nei titoli come fosse uno strumento di distruzione di massa.
Stavolta gli articoli fanno riferimento a risultati di prove di laboratorio su liquidi per E-cig, riportando il dosaggio di diversi metalli in sei prodotti diversi. Il lettore disattento di questi articoli recepirà semplicemente che le E-cig sono dannose e che sono più pericolose delle “bionde” perché contengono alti livelli di metalli pericolosi. Per la verità, una lettura più attenta svela altro. L’esperto invitato a commentare su questi risultati, il professor Angelo Moretto – docente di Medicina del Lavoro all’Università di Milano – rassicura sui rischi per la salute ravvisando basse concentrazioni dei metalli pesanti (fa eccezione un prodotto con una concentrazione di arsenico fuori norma per i limiti di Legge).
La sensazione netta è che si voglia spettacolarizzare la notizia, facendo grande confusione e privando il pubblico di una corretta informazione. Soprattutto la sensazione netta è che si voglia demonizzare la sigaretta elettronica ad ogni costo, dimenticando che esiste una ampia letteratura scientifica che dimostra come metalli pesanti e altre sostanze tossiche siano presenti nelle verdure (straordinari concentratori naturali) che mangiamo e nell’aria delle nostre città inquinate che respiriamo. Vieteremo i pomodori dalla dieta mediterranea? Bandiremo i veicoli dalle nostre città? Il vero problema è quello di capire quali siano le soglie di sicurezza per la salute dell’uomo. Ma anche in questo campo nessuna chiarezza.
Chiaro invece il fatto che la ricerca scientifica si fosse espressa già da diversi mesi sul tema dei metalli pesanti presenti nel vapore delle sigarette elettroniche. Un elegante studio (Goniewicz ML, e coll. Tobacco Control 2013) dimostra che la contaminazione da nichel o da piombo per esempio è presente nel vapore di diversi modelli, ma curiosamente, risulta molte volte inferiore a quella di un inalatore di nicotina farmaceutica approvato nientemeno che dalla US Federal Drug Admnistration (FDA) e pertanto ampiamente riconosciuto come sicuro per i consumatori. Ma allora di cosa stiamo parlando?
Inoltre non bisogna dimenticare che le E-cig vanno intese quali sostitutivi per le sigarette tradizionali, note per veicolare nell’organismo migliaia di sostanze tossiche e dozzine di noti cancerogini. Pertanto la presenza di tracce di metalli nelle E-cig non giustifica l’allarmismo di questi giorni. E come se chi va in autostrada contromano si preoccupasse del vetro sporco.
Indubbiamente la presenza di tracce di metalli o di altri contaminanti nelle E-cig deve essere affrontato in modo serio e certamente rotocalchi, settimanali e quotidiani non sono le sedi più appropriate.
La LIAF sta cercando di istituire un tavolo tecnico con le istituzioni al fine di redigere una normativa mirata che regoli l’iter produttivo delle E-cig, fissando elevati standard qualitativi a tutela del consumatore. Nelle more, la LIAF si rende disponibile per vagliare i dati ottenuti dalle analisi e per effettuare ulteriori controlli sui differenti modelli e marchi attualmente disponibili in Italia.