La requisitoria di Sangermano e Forno nel processo a Milano. Il giornalista e l’ex manager dei vip, sostiene l’accusa, si comportavano “come assaggiatori di vini pregiati” con le ragazze da presentare a Berlusconi per le “orge bacchiche” nella sua villa ad Arcore. L’ex premier: “Argomentazioni lontane dalla realtà”
“Sette anni per Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora”: a Palazzo di giustizia di Milano la requisitoria dei pm al processo ‘Ruby bis’, è durissima. I tre sono accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione (anche minorile). A formulare la richiesta di pena è stato il procuratore aggiunto Pietro Forno al termine del suo intervento: ha parlato di “orge bacchiche” nella residenza di Silvio Berlusconi ad Arcore e di “sesso a pagamento” fatto dalla Minetti. Il pm ha inoltre chiesto che i tre imputati siano condannati a una multa di 35mila euro ciascuno.
L’ex premier: “Patologia giuridica”. La replica di Berlusconi non si fa attendere: “Le argomentazioni utilizzate dai pm milanesi, in relazione a quanto sarebbe accaduto nella mia casa, sono quanto di più lontano dalla realtà sia possibile immaginare. La fantasia dell’accusa appare davvero senza confini e si spinge a una patologia giuridica che non può che destare indignazione e preoccupazione. Sono certo – conclude Berlusconi – che la forza della verità dimostrerà la totale infondatezza di tali incredibili e inaccettabili ricostruzioni”. E il suo avvocato (e deputato pdl) Niccolò Ghedini: “A casa del presidente Berlusconi mai si sono verificati accadimenti quali quelli narrati. Tutti i testimoni non solo hanno escluso qualsiasi attività prostituiva, ma anche che si siano verificate situazioni volgari o illecite”.
Il 12 luglio la sentenza.
Le accuse sono di induzione e favoreggiamento della prostituzione (anche minorile) in quanto alle feste nella residenza di Berlusconi partecipava, questa è l’ipotesi, anche Ruby quando era minorenne. La sentenza è attesa per il 12 luglio prossimo. La difesa della Minetti parla di “richiesta eccessiva e sorprendente”, di fronte a “un’innocente”, mentre Mora dice di non riconoscersi “nella persona che è stata descritta dai pm”. E Fede commenta: “In una delle prossime udienze chiederò alla corte di concedermi almeno 30 minuti per parlare e sono sicuro che riuscirò a smontare almeno il 90 per cento del teorema dell’accusa”.
“Orge bacchiche” ad Arcore. Il pm Sangermano ha rivendicato la necessità delle indagini sulla vicenda, nate da una “macroscopica notizia di reato”. E ha detto che Minetti non fu solo “intermediatrice”, ma partecipò alle feste di Arcore “compiendo anche atti sessuali retribuiti”. L’ex consigliere regionale del Pdl lombardo, secondo Sangermano, ebbe “un ruolo fondamentale nella corresponsione di corrispettivi economici alle partecipanti alle serate”. E ancora: “E’ falso che le cene fossero ordinari convivi arricchiti al più da qualche goliardica scenetta di burlesque”. Tesi che il procuratore aggiunto Forno ha rafforzato definendo “orge bacchiche” le serate ad Arcore.
“Ragazze assatanate di soldi”. Le ragazze che si sarebbero prostituite durante le serate ad Arcore erano “assatanate di soldi”, ha detto Sangermano, cadendo in qualche discutibile definizione. Mora e Fede avevano “la consapevolezza che chi sarà disponibile a prostituirsi verrà retribuito” e questo ne dimostra “l’intraneità al sistema prostitutivo”. Parlando dell’ex guru dei vip, il pm ha rimarcato che “a volte la disperazione rende gli uomini pericolosi e capaci di tutto”, riferendosi al fatto che Mora avesse necessità di procurarsi denaro per fare fronte alle difficoltà imprenditoriali in cui versava.
“La storia giudicherà Berlusconi”. “Secondo la difesa – ha affermato il pm – queste indagini sono state un espediente per spiare una persona dal buco della serratura. Chi sostiene questi argomenti è in malafede ed è mosso da una tesi precostituita. Noi magistrati abbiamo adempiuto con onore al nostro dovere istituzionale. I pm di Milano hanno ricevuto una macroscopica notizia di reato”. E “i nostri imputati sapevano che Ruby era minorenne. Sangermano ha detto a proposito di Berlusconi, imputato nell’altro processo sul caso Ruby: “Ad altre sedi democratiche spettano i giudizi su Berlusconi, la vicenda di quest’ uomo la giudicheranno le urne e la storia, qua si tratteranno i profili comportamentali in relazione alla valenza probatoria in questo processo”. Resta comunque una “grave anomalia” il fatto che “l’imputato Berlusconi” abbia iniziato a “remunerare” le ragazze-testimoni dei due processi sul caso Ruby. Le ragazze, secondo il pm, si sono mosse come “un blocco dichiarativo” e con “approccio fideistico” nei confronti dell’ex presidente del consiglio.
“Violata la dignità di una minorenne”. Questa “notizia di reato” è per il pm quella relativa a “una ragazzina che girava per la città con pacchi di denaro in tasca e viveva come una prostituta soggiornando in alberghi di lusso e andava in giro a raccontare che frequentava un uomo ricco e potente. Questa stessa ragazzina risultava essere fuggita da diverse comunità per minori”. Il rappresentante dell’accusa ha spiegato che nel nostro ordinamento sono in vigore i principi dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge, ai quali le indagini si sono ispirati. “Nella vicenda Ruby – sono le sue parole – la legge è stata violata e la dignità di una minorenne è stata violentata”.
Il ‘sistema Arcore’. Sangermano ha ricostruito i ruoli che ciascuno degli imputati ha avuto nel ‘sistema Arcore’. Secondo il pm “è Fede che porta Ruby ad Arcore. Da quel momento in poi Mora si prende cura della minore”. Sangermano definisce “un apparato militare quello che si scatena per salvare e accudire il soldato Ryan che è Ruby”. In questo contesto rimarca il ruolo dell’avvocato Luca Giuliante, “tesoriere del Pdl che si scatena per salvare la minore”. “Non è credibile – è la tesi dell’accusa – ritenere che la persona che presenta la minore al presidente del consiglio e la mette nelle mani di Mora taccia la minore età”. Spetta poi a Mora, in questa ricostruzione, essere “come un segugio che segue e protegge” la giovane marocchina.
“Fede e Mora assaggiavano le ragazze”. “Non diciamo compari, perché è un termine dispregiativo, ma definiamoli sodali e complici”. Sangermano definisce così il legame tra Fede e Mora. Secondo il pm, i due seguivano sempre lo stesso schema nell’individuare le ragazze da portare ad Arcore e nell’inserirle all’interno del circuito. Si comportavano “come assaggiatori di vini pregiati” che valutavano la gradevolezza estetica delle giovani, poi le facevano “un minimo esamino di presentabilità socio-relazionale” e le immettevano nel circuito. “Questi signori – afferma il pm – hanno condiviso l’organizzazione del sistema che ha dato frutti e vantaggi a tutti”. Il ha spiegato ai giudici di aver depositato una memoria che in 55 capitoli ricostruisce il sistema delle cene. E quando Fede ha visto Ruby nell’ormai famoso concorso di bellezza in Sicilia, nel 2009, “non si è certo limitato alla solidarietà morale per la sua storia di disagio, ma ha rilevato la sua gradevolezza estetica e l’ha ritenuta idonea e perfetta per le serate di Arcore”.
Bunga bunga e prostituzione. “Gli eventi organizzati avevano certamente natura prostitutiva”, ha detto ancora Sangermano. Gli eventi di cui parla il pm sono le cene a villa San Martino ad Arcore, residenza di Berlusconi. Secondo il pm, inoltre, il “bunga bunga non è un parto della torbida mente dei magistrati, ma è il contesto della attività prostitutiva” di cui “le cene sono l’apice”. Nella requisitoria il pm ha aggiunto che “il sistema prostitutivo” era “organizzato per il padrone di casa” e tale sistema “non nasce e non muore con Karima”, ovvero con la ragazza conosciuta come Ruby, che ha frequentato la residenza di Arcore quando era ancora minorenne.
Il giallo dei 4 milioni e mezzo. Ruby “sapeva che aveva fatto qualcosa per cui poteva chiedere denaro e aspettarsi una ricompensa” da Berlusconi”, ha detto Sangermano a proposito della presunta trattativa riguardo gli oltre 4,5 milioni che lei aveva scritto nel foglio ritrovato nella sua abitazione genovese dagli investigatori. Il pm ha spiegato che pur non essendoci “una traccia contabile del versamento” milionario da Berlusconi a Ruby, la Procura ritiene che ci sia stata “una trattativa”, anche perché la ragazza aveva “una valenza persuasiva”. Ossia, la giovane marocchina poteva chiedere soldi all’ex premier perché lei era a conoscenza di quello che aveva fatto e di ciò che era successo ad Arcore. “E’ una impresa ardua – ha aggiunto il pm – ritenere sul piano logico probatorio che Ruby per la sua storia di disagio santificasse e sterilizzasse l’ambiente di Arcore”. Il riferimento del magistrato è alla linea difensiva degli imputati, ma anche a quella di Berlusconi.
Le vergini e il drago. Il procuratore Forno nella sua requisitoria ha citato Veronica Lario, la ex moglie di Silvio Berlusconi. Il pm ha ricordato quando nel 2009, prima di chiedere la separazione dall’ex premier, dichiarò che “per la sua dignità non poteva tollerare un sistema in cui le vergini venivano date in pasto per la loro ambizione e i lori interessi”.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/05/31/news/ruby_a_milano_il_giorno_della_requisitoria_il_pm_violentata_la_dignit_di_una_minorenne-60040901/