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Bisessuale, cresciuto con due lesbiche, 40 anni nel mondo Lgbt: «No al matrimonio omosessuale»

Bisessuale, cresciuto con due lesbiche, 40 anni nel mondo Lgbt: «No al matrimonio omosessuale»

«Dobbiamo frenare questa corsa»; «i bambini non possono diventare proprietà degli adulti»; «abbiamo sentito tante campane, ma mai quelle dei diretti interessati a cui non viene data voce». Sono le parole di Robert Oscar Lopez, professore presso la California State University, che lo scorso 12 marzo ha dato testimonianza davanti al Parlamento del Minnesota chiamato a legiferare sul matrimonio omosessuale. L’uomo, cresciuto dalla madre lesbica con la sua campagna, è intervenuto il mese scorso raccontando la sua esperienza sul Public Discourse, il giornale online del centro di ricerca The Witherspoon Institute dell’Università di Princeton.

RobertOscarLopezTestimony«MI MANCAVA UN GENITORE». Spiegando di essere bisessuale, il professore ha dichiarato: «I bambini sentono potentemente la mancanza di un padre o di una madre» e «provano una grande frustrazione, perché non sono in grado di fermare chi decide di privarli del padre o della madre».
Cresciuto nella comunità Lgbt da quando aveva due anni, Lopez ha spiegato perché la sua voce non è bastata a frenare la legge sulle nozze gay in Minnesota: «Nel corso dell’ultimo anno sono stato di frequente in contatto con adulti cresciuti da genitori dello stesso sesso. Sono terrorizzati dall’idea di parlare pubblicamente dei loro sentimenti, così molti mi hanno chiesto (dato che io sono già uscito allo scoperto, per così dire) di dare voce alle loro preoccupazioni». Lopez, parlando della conflittualità che si vive tra l’attaccamento ai genitori e le ferite da questi provocate, ha aggiunto di voler parlare soprattutto per «conto di coloro che sono stati messi da parte dalla cosiddetta “ricerca sociale” sulla genitorialità omosessuale».
Quelli che hanno contattato il professore si sono sentiti in dovere «di ribadire di amare i propri cari», ma poi «si sentono scollegati dagli aspetti legati al sesso delle persone intorno a loro, con una certa frequenza provano rabbia verso i loro “genitori” per averli privati del genitore biologico (o, in alcuni casi, di entrambi i genitori biologici), rimpiangono di non aver avuto un modello del sesso opposto, e provano vergogna o senso di colpa per il fatto di sentire un risentimento verso i propri genitori».
Secondo il professore la legge sul matrimonio omosessuale è pericolosa: «Incoraggiare le coppie dello stesso sesso a pensare che la loro unione non sia distinguibile dal matrimonio» è dire «una menzogna, e tutto ciò che si fonda sulla menzogna ci si ritorcerà contro».

L’AMORE SURROGATO. «Dopo aver trascorso quarant’anni dentro nella comunità gay – ha proseguito -, ho visto come questa realtà produca odio e recriminazione viziosa». Le coppie dello stesso sesso, infatti, spesso parlerebbero male di quelle eterosessuali per giustificare le adozioni. «Ma – ha continuato il professore – io sono qui per dire di no: avere una mamma e un papà è un valore prezioso in sé, non qualcosa che può essere ignorato, anche se una coppia gay ha un sacco di soldi, anche se può iscrivere un ragazzino alle migliori scuole».
Sarebbe poi «inquietante e classista la posizione dei gay che pensano di poter amare senza riserve i loro figli dopo aver trattato la madre surrogata come un incubatore, o delle lesbiche che credono di amare i propri figli incondizionatamente dopo aver trattato il loro padre-donatore di sperma come un tubetto di dentifricio».
Lopez ha denunciato le autorità che, anziché proteggere il diritto degli orfani ad avere una madre e un padre, si preoccupano di rispondere alla domanda del mercato degli omosessuali che vogliono figli: «Qualunque sia il trauma causato ai bambini dall’essere orfani non dovrebbe essere aggravato dallo stress di essere adottati da una coppia dello stesso sesso». Per il professore neppure il genitore biologico divorziato avrebbe il diritto di allevare il proprio figlio con una persona dello steso sesso lasciando da parte il genitore biologico: «I bambini di solito vogliono che la loro mamma e il papà smettano di litigare, mettano da parte le loro differenze, e stiano insieme, anche se uno di loro è gay».

I FIGLI “OMOFOBI”. Lopez ha citato anche la fecondazione, il divorzio, il commercio delle adozioni, per dire che «i bambini gettati nel bel mezzo di questi pericoli morali sono ben consapevoli della responsabilità dei loro genitori nel dare loro una vita stressante ed emotivamente complicata», mettendoli persino «nella non invidiabile posizione di essere chiamati “omofobi” se semplicemente soffrono per lo stress che i genitori hanno loro imposto».
Sfortunatamente, però, il movimento Lgbt «ha deciso che la sua convalida da parte di altri richiede una ridefinizione del “matrimonio” inclusiva delle coppie dello stesso sesso. Così eccoci qui, bloccati a imporre una vita problematica ai bambini». Perché purtroppo, conclude Lopez, «suppongo di non contare. Non sono un medico, un giudice o un commentatore televisivo, solo un ragazzo che ha dovuto ripulire il casino lasciato dalla rivoluzione sessuale».

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