Oggi abbiamo davvero libertà e siamo veramente più liberi di 40 anni fa? La domanda, mi dicono, è attuale e merita il tentativo di una risposta. Cosa è accaduto nella nostra corsa verso le libertà, incontro alla tutela dei diritti ad esse connessi negli ultimi decenni?
I punti di vista sull’argomento sono molteplici, poliedrici, forse troppi. Troppi perché – e ormai lo han capito anche i muri – funzionali a giustificare uno status quo che, per quanto deprecabile e anti-libertario, fa comodo a molti/e.
E’ accaduto che sul finire degli anni 70, in molti, moltissimi, hanno intravisto nel nuovo orientamento sociale scaturito dalle iù o meno autentiche rivendicazioni femminili/femministe la possibilità di realizzarsi con l’esercizio di professioni ad hoc.
In 40 anni di separazioni (dall’introduzione della legge sul divorzio) il numero di avvocati si è decuplicato e con essi quello degli psicologi: tutti pronti a mettersi al capezzale della famiglia morente, insofferente, in fase avanzata di decomposizione.
Ed è spesso così che oggi, anche se non lo vuoi, puoi trovarti obbligato/a in procedimenti (piu’ lunghi sono e meglio è) che non hai mai chiesto ma che, in un modo o nell’altro, ti vengono imposti.
Si mettono in dubbio le tue capacita’ di essere genitore, di essere cittadino, di essere libero/a sulla base di semplici illazioni.
E per dimostrare di avere le capacita’ di una persona normale vieni costretto/a a servirti di quei professionisti che paradossalmente si erano formati per garantire libertà quando invece, alla luce dei fatti e di una infinita’ di situazioni, è proprio la liberta’ che con l’invadenza di questo sistema essi si prendono, sostituendosi alla tua autodeterminazione.
Un sistema infernale, dunque, che quasi sempre rifiuta di occuparsi di prevenzione ma che spinge al conflitto per creare disagio sociale di cui poi occuparsi.
Un sistema che danneggia troppo spesso la vita delle persone depauperandole sotto ogni profilo.
Si tratta di lobbies potenti, numericamente imponenti, che anche attraverso i media spingono verso la creazione di allarmi sociali che possono loro fornire occasioni di lavoro altrimenti inesistenti.
L’attacco alla famiglia, il continuo invito alla denuncia irrevocabile (anziché alla prevenzione e alla mediazione dei conflitti interpersonali), sono il fulcro attraverso il quale questo sistema di false tutele si propaga e si sostiene.
Gli esiti di tutto cio’ nel sociale sono devastanti. E sono sotto gli occhi di tutti/e.
Il futuro, quello capace di infondere coraggio e speranza anche nei momenti più difficili del vivere quotidiano, non lo riesce a vedere quasi più nessuno.